www.ladigetto.it - Come funziona la Neonatologia di Trento? – Di Nadia Clementi

2022-08-13 06:17:21 By : Mr. Camby Huang

Ne parliamo con il Primario dell'Ospedale S. Chiara, dott. Massimo Soffiati

> Continuano le nostre interviste ai dottori che operano nel nostro territorio con dedizione, competenza e passione. Oggi parliamo del dott. Massimo Soffiati, che dirige con l’aiuto della sua équipe di professionisti l'Unità Operativa di Neonatologia, situata al terzo piano dell'Ospedale S. Chiara di Trento. Si tratta di un reparto dotato dei seguenti servizi: un'ampia stanza Nido per la permanenza dei piccoli pazienti con annesso studio medico, dove avviene il colloquio con i genitori al momento della dimissione. Una stanza attigua dove avviene la raccolta del latte dalle madri nutrici per l’omonima Banca. Un box di isolamento per neonati affetti da malattie infettive o per pazienti post-chirurgici. Infine la Terapia Intensiva Neonatale (TIN) con 7 posti letto e un posto di emergenza. Questa sezione è deputata al ricovero di neonati particolarmente critici, in genere nati da parto pretermine al di sotto delle 28 settimane di età gestazionale e/o di peso inferiore ai 1.550 gr. Si tratta di pazienti molto fragili, con immaturità più o meno accentuate di organi e apparati, che hanno bisogno di cure intensive specifiche. L’assistenza a neonati è particolarmente delicata e impegnativa e richiede pertanto uno staff di professionisti altamente qualificati (sia medici che infermieri) e l’uso di apparecchiature tecnologicamente molto avanzate. Dopo più di un anno dal suo incarico, il dott. Massimo Soffiati, forte della sua lungimirante esperienza in altri ospedali, ci spiegherà nella seguente intervista come è stato organizzato il suo reparto e quali le difficoltà organizzative riscontrate.

Dottor Soffiati che cos’è la Neonatologia? «La Neonatologia è un’Unità Operativa Complessa dove vengono accolti neonati fisiologici e neonati patologici. «Il termine fisiologico si riferisce al bambino nato da parto spontaneo o cesareo, a termine (età gestazionale maggiore di 37 settimane) e di peso adeguato (superiore a 2500 gr). Alla nascita questi neonati vengono messi a contatto con la mamma (contatto pelle a pelle) per tutta una serie di benefici documentati della diade madre-bambino (riscaldamento e mantenimento della temperatura corporea del neonato, benessere psico-fisico dopo il momento del distacco legato al parto, stimolazione immediata dell’allattamento materno con il primo attaccamento al seno). In seguito il neonato viene visitato dal neonatologo e, in assenza di problemi, fino alla dimissione tra la seconda e la quarta giornata di vita rimane nella stanza con la propria mamma. «Il neonato patologico invece rappresenta tutto ciò che devia dal fisiologico, in particolare quando si tratta di nascita prematura, ossia prima delle 37 settimane. Talvolta arriviamo a gestire bimbi di 23 settimane con pesi molto bassi, anche attorno ai 400-500 grammi.»      Come è organizzato il suo reparto? «Abbiamo la sezione Neonatale (Nido), dove le nostre puericultrici gestiscono il neonato fisiologico. Come detto precedentemente i neonati trascorrono la gran parte della loro degenza in stanza con la mamma (rooming in). «Le nostre puericultrici e le ostetriche gestiscono la mamma e il suo bambino favorendo e mantenendo il loro contatto stretto, aiutandole nell’accudimento e nell’attaccamento al seno per favorire l’allattamento del neonato. Il nostro ospedale da alcuni mesi è stato certificato Ospedale Amico del Bambino in quanto, tra i vari obiettivi, persegue l’applicazione delle buone pratiche per favorire l’allattamento esclusivo materno. «Inoltre vi è un gruppo di ostetriche impegnato nella gestione del neonato con patologia a complessità minore (ad esempio bambini di basso peso o con infezioni neonatali lievi), garantendo sia la cura del neonato sia il mantenimento della vicinanza con la mamma. «Accanto al nido vi è la stanza (chiamata sub-intensiva), dove vengono ricoverati neonati con patologia più complessa che richiedono un monitoraggio spesso molto stretto e terapie specifiche. Qui nell’arco della giornata, le mamme possono entrare, compatibilmente con l’attività di reparto, vivendo accanto al loro bambino ed aiutando le infermiere nella gestione (care=cura) del piccolo, nell’alimentazione, nel cambio pannolini ecc. «Infine abbiamo la Terapia Intensiva Neonatale nella quale vengono ricoverati neonati con patologie molto complesse e per i quali sono richiesti supporti e monitoraggi invasivi attraverso l’uso di macchinari sofisitcati.»       Chi e quante sono le figure professionali che operano in Neonatologia? Sono sufficienti per gestire il reparto? «Presso il nostro reparto di Neonatologia lavorano 12 medici, 27 infermiere, 6 ostetriche, 21 puericultrici, 6 Operatrici Socio Sanitarie (OSS), oltre ad una coordinatrice ed una segretaria. Il problema maggiore si evidenzia nei momenti (e non sono pochi) di maggior carico di lavoro, soprattutto in Terapia Intensiva. «In queste situazioni spesso il rapporto infermiera/paziente diventa problematico e svantaggioso per garantire una corretta, adeguata gestione dei piccoli pazienti.»   Quali e come sono gli spazi a disposizione? Avete un posto adatto per ospitare i familiari? Sono sufficienti? «Qui tocchiamo un tasto dolente. La risposta è no: gli spazi non sono sufficienti per gestire i neonati ricoverati, soprattutto in Terapia Intensiva. Devo ricordare che un posto cosiddetto intensivo prevede la presenza di monitor, pompe di infusione, ventilatori polmonari e altre attrezzature ingombranti ma indispensabili per gestire in modo adeguato il bimbo. Queste postazioni sono troppo vicine le une alle altre e rendono molto difficoltosa la gestione da parte del personale medico-infermieristico. «Inoltre è doveroso sottolineare che i genitori hanno il diritto di stare il maggior tempo possibile vicini al loro bambino, ma data l’esiguità degli spazi spesso non possiamo soddisfare queste naturali, fisiologiche esigenze. «Non abbiamo neppure a disposizione spazi adeguati per ospitare i familiari, per parlare in tutta tranquillità con loro, per aggiornarli e per dare a volte anche cattive notizie. Per concludere, esiste un unico studio, di medie dimensioni, per 12 medici e un paio di specializzandi e due bagni a disposizione di personale e familiari. «Fortunatamente, abbiamo alcuni posti letto situati sullo stesso piano del reparto che possono ospitare mamme nutrici e grazie all’aiuto e collaborazione con ANT (Associazione Amici della Neonatologia Trentina) possiamo ospitare famiglie presso un appartamento situato nelle vicinanze dell’ospedale.»      Le nascite sono in aumento o diminuzione? «La natalità in Italia è in diminuzione da alcuni anni. In Trentino si è passati da circa 5.000 nascite nel 2009 a 4.650 nell’ultimo anno. «Il trend di nascite al S. Chiara è in aumento, quest’anno ci avvicineremo a circa 2.300-2.350 nati (2240 nel 2013).»    Sono in aumento i parti gemellari? Si sono registrati casi trigemellari? «I parti gemellari sono in aumento e questo è dovuto anche al ricorso, da parte di parecchie coppie, alla procreazione assistita. L’anno scorso abbiamo avuto una nascita trigemina, andata a buon fine nonostante i piccoli fossero di bassissimo peso (intorno ai 800 gr). «Recentemente, lo scorso 18 dicembre, abbiamo avuto un altro parto trigemino (3 maschietti del peso tra 900 e 1400 gr) e la mamma è arrivata dal Kosovo a Trento attraverso un’associazione di solidarietà. «Come reparto di ostetricia e neonatologia abbiamo dato la disponibilità di partorire presso la nostra struttura, a garanzia di una migliore assistenza rispetto a quella garantita nel paese di provenienza.»       Quali sono le patologie più frequenti in un neonato? «Diciamo che in neonatologia, e qui mi riferisco soprattutto alla TIN, vengono ricoverati prevalentemente prematuri, come detto precedentemente, anche di peso estremamente basso. «Tra le altre patologie troviamo poi insufficienze respiratorie tipiche del prematuro e del neonato anche a termine, infezioni (anche gravi, quali le sepsi neonatali), malformazioni (cardiache, neurologiche, del tratto addominale, ecc.), asfissie neonatali che possono essere legate a problemi insorti in gravidanza o al momento del parto. Poi vi sono anche altre patologie meno frequenti che richiedono in genere degenze non prolungate.»   Come siete organizzati nel reparto di terapia intensiva? «In terapia intensiva sono presenti sempre due infermiere, a volte è richiesto l’aiuto di una terza che si stacca da altre attività per dare una mano se il carico di lavoro è elevato. «Queste figure gestiscono in media 5-7 pazienti di diversa criticità, spesso in ventilazione meccanica non invasiva e/o invasiva. C’è sempre un medico referente per la terapia intensiva, giorno e notte. «Ovviamente durante la notte e i festivi, è presente meno personale (1-2 medici rispetto a 4-5 medici in attività durante i giorni feriali), che si fa carico della gestione del reparto e delle urgenze in sala parto. «Un medico è sempre reperibile per il trasporto neonatale in emergenza (STEN), qualora ci fosse una chiamata da un punto nascita periferico che richiede il trasferimento presso la nostra TIN. «Inoltre sono attivi diversi ambulatori specialistici quali quelli dedicati al follow up del neonato prematuro, del bambino con problematiche respiratorie, cardiache, neurologiche, infettivologiche.»   Per quali casi riuscite ad intervenire e per quali invece siete inadeguati? «Siamo costretti a trasferire neonati con patologia malformativa cardiaca e neurologica. La maggior parte delle patologie malformative di altra natura riusciamo a gestirle nel nostro ospedale grazie all’intervento dei nostri colleghi chirurghi pediatri. I nostri centri di riferimento per le patologie che richiedono trasferimento sono Padova, Verona e Genova.»    Le apparecchiature a disposizione sono soddisfacenti? Cosa manca? «Dal mio arrivo, la Direzione ci ha dato la possibilità di acquistare tre ventilatori polmonari e qualche altra apparecchiatura. «Avremmo bisogno di altri strumenti, ma il momento economico è difficile e quindi dobbiamo veramente fare scelte oculate e programmate.»   Quanti sono indicativamente in un anno i nati prematuri? «In neonatologia i ricoveri oscillano tra i 400 e 450 all’anno. Ma i pazienti che richiedono maggiore attenzione e competenza sono quelli sotto i 1.500 gr, e ancora di più sotto i 1.000 gr. Mediamente nella nostra Neonatologia gestiamo circa 50-55 prematuri sotto quel peso. «Tanto sono più piccoli, come dicevo prima, tanto maggiori sono i rischi di mortalità e/o di esiti a distanza. In alcuni casi purtroppo non riusciamo, nonostante tutti gli sforzi, a impedire che qualche bimbo non ce la faccia. «Ma spesso i nostri sforzi consentono ai questi piccoli pazienti di superare i momenti difficili con buoni esiti anche a distanza.»   Quali sono le maggiori difficoltà di un bimbo prematuro? «Le maggiori difficoltà risiedono nell’immaturità dei vari organi e apparati che un prematuro presenta: tanto più la prematurità è grave tanto più l’adattamento alla vita post-natale è difficile. In questi casi i rischi di mortalità e/o sequele sono maggiori, nonostante i grandi progressi fatti nell’ultimo ventennio. «Quando la grande prematurità riguarda coppie di gemelli, il rischio di morte e/o sequele è ancora maggiore, per varie ragioni che non sto qui a spiegare. Tuttavia, oggi sopravvivono neonati di peso anche sotto i 500 gr, situazione impensabile qualche decennio fa.»      Ogni anno si festeggia la giornata del Prematuro nella quale si ricordano i Diritti del bambino sottoscritti da tutti gli Stati nel 1989. Cosa ne pensa e in che modo condivide l’evento? «Condivido in pieno e appoggio tutte le iniziative atte a sensibilizzare, aiutare e migliorare tutto ciò che gravita attorno alla nascita di esseri così piccoli e fragili e dei bambini in generale. «Senza dimenticare le famiglie che vivono esperienze spesso difficili e dolorose quando il loro bambino presenta problemi di salute.»   Convegno a Trento in occasione della giornata del bambino prematuro. Come funziona la Banca del Latte e perché è importante? «A Trento abbiamo la fortuna di avere la Banca del Latte, nata nel 1974. In sintesi, viene conservato il latte di donna donato da mamme che allattano il loro figlio degente in neonatologia e che spesso proseguono anche dopo la dimissione. «È un latte sicuro, controllato e che da grandissimi benefici ai bimbi, soprattutto ai prematuri che spesso nei primi giorni di vita non possono ricevere quantità sufficienti di latte della loro mamma. «Tanto per far capire l’importanza della Banca del Latte, l’uso del latte donato protegge il neonato da tanti problemi acuti e cronici, diminuendo ad esempio quelle patologie, quali quelle intestinali, che possono aumentare il rischio di mortalità e di esiti in epoca neonatale e post-natale.»       Siete pronti per accogliere altri neonati provenienti da punti nascita delle Sedi periferiche? «La decisione di chiudere o tenere aperti alcuni punti nascita periferici rappresenta una questione aperta, dibattuta e di non semplice soluzione. «Non entro nel merito, posso solo dire che noi operatori ci stiamo organizzando per accogliere ulteriori nascite. «Per gli spazi eventualmente necessari sarà opportuno discutere con l’Azienda in base alle esigenze sia della neonatologia che dell’ostetricia.»    È soddisfatto del suo reparto? Cosa cambierebbe? «Certo che sono soddisfatto, ma fare questa affermazione non significa che non si vorrebbe comunque modificare alcuni aspetti. Dobbiamo migliorare nell’organizzazione interna, nei rapporti con altre Unità Operative con le quali collaboriamo per lavorare ancora meglio, implementare la formazione di medici e infermiere per aumentare le competenze. «Insomma, c’è molto lavoro da fare e con la programmazione e la buona volontà faremo sicuramente tanti altri passi in avanti. «Non ultimo, è necessario intervenire per migliorare la struttura in termini di aumento degli spazi, per lavorare meglio noi operatori e per garantire una migliore accoglienza delle famiglie.»    Nadia Clementi - n.clementi@ladigetto.it  Dott. Massimo Soffiati - massimo.soffiati@apss.tn.it