Nettuno, la trappola del killer per colpire il boss foggiano e il figlio che ora lotta tra la vita e la morte - la Repubblica

2022-09-17 03:23:29 By : Ms. Wendy Lee

Potente boss della Società Foggiana, Antonello Francavilla mercoledi a Nettuno è stato attirato in una trappola da un killer e ha assistito impotente al tentato omicidio del figlio di 15 anni e mezzo. Il sicario, fingendosi un poliziotto che doveva fare il solito controllo sul rispetto dei domiciliari, si è fatto aprire la porta dal 44enne, gli ha scaricato addosso sei colpi e poi ne ha esplosi due contro il figlio Mario, colpendolo alla testa e al torace, mentre era nudo in bagno e stava per fare la doccia.

L'adolescente, arrivato sul litorale romano per trascorrere tre giorni con quel padre lontano, che tra un arresto e l'altro ha sempre visto poco, è l'ennesima vittima innocente di quella che sembra una faida in corso in Puglia da 36 anni. Mario Francavilla e' stato trasportato in eliambulanza al policlinico "Gemelli" ed e' stato a due interventi prima di essere ricoverato in terapia intensiva pediatrica in prognosi riservata.

"E' un ragazzo brillante, fa il liceo, va benissimo a scuola, - assicura Lino, un amico di famiglia che è anche il suo allenatore di calcio, arrivato subito a Roma insieme a dieci parenti del 15enne  - queste sono bestie, cosa c'entra un ragazzino?". Ancora: "Lui è tutto calcio e scuola, è il centravanti dello Juventus San Michele, la squadra dell'Opera San Michele di Foggia, fa il campionato Giovanissimi. Lui è il bomber, porta la maglia numero 11, è tifosissimo del Milan e il suo idolo è Ibrahimovic".

La madre Elisabetta Sinesi, figlia del boss Roberto, attende una parola di speranza dai chirurghi che hanno sottoposto il figlio a due interventi, il primo di neurochirurgia per ridurre la ferita alla testa, il secondo di chirurgia toracica, per via del proiettile che lo ha ferito al fianco.  Il 15enne e' stato poi ricoverato in nottata nel reparto di terapia intensiva pediatrica diretto dal professor Giorgio Conti. La prognosi resta riservata.

"Mi hanno detto di aprire, che erano poliziotti e dovevano fare un controllo. Mi sono trovato davanti un uomo con una mascherina sul volto. Ha sparato e poi ha sparato a mio figlio", ha detto il boss, sanguinante ma ancora lucido, agli investigatori del commissariato di Anzio prima di entrare in sala operatoria.

Ottenuti i domiciliari nel marzo dello scorso anno, Antonello Francavilla li stava scontando a Nettuno, dove ha delle amicizie. Prima è stato ospite di una famiglia e poi ha preso in affitto una villetta in via Greccio, a Nettuno, dove ieri è avvenuto il duplice tentato omicidio. "Gente a posto, nulla a che vedere con il crimine", assicurano fonti investigative per quanto riguarda gli amici romani dell'esponente della Società Foggiana.

Ad agire, attorno alle 12.30, un killer, che a quanto pare si è poi subito dato alla fuga su un'auto guidata da un complice. I due forse sono arrivati dalla Puglia e hanno seguito proprio il figlio 15enne.

La polizia sta indagando, cerca tracce utili nella villetta del duplice tentato omicidio, sta analizzando le telecamere di sorveglianza della zona, il traffico telefonico e continua a cercare testimoni. Sono circa dieci i colpi esplosi dai sicari che hanno fatto irruzione nell'appartamento. Un agguato su cui ha aperto un'inchiesta la Dda di Roma. Ad aiutare gli investigatori del commissariato di Anzio  anche i colleghi della squadra Mobile di Roma e di Foggia.

Antonello Francavilla, 45 anni il prossimo 8 giugno, è da tempo ritenuto un boss della "Società Foggiana", definita dagli inquirenti una delle più pericolose organizzazioni di stampo mafioso presenti in Italia e che, infiltratasi anche nel Comune di Foggia durante la consiliatura del sindaco leghista Franco Landella, ha  portato nell'agosto scorso allo scioglimento per mafia del consiglio comunale.

 Il 44enne, già condannato in via definitiva per un duplice tentato omicidio compiuto l'1 aprile 2003 proprio a Foggia, per mafia e per violazioni della sorveglianza speciale, con un ruolo di primo piano nella batteria Sinisi-Francavilla, è al centro di scontri con i gruppi rivali nel capoluogo di provincia pugliese.

Francavilla inoltre è l'ex cognato di una pentita, Sabrina Campaniello, ex moglie del fratello Emiliano, il cui ruolo ha assunto notevole importanza nei processi alla "Società Foggiana".

La vittima dell'agguato ha ottenuto i domiciliari nel Lazio dopo cinque anni di carcerazione preventiva, mentre attendeva l'appello per il processo denominato "Rodolfo", relativo alle estorsioni subite dall'azienda agricola Curcelli, costretta anche ad assumere Dina, la sorella del 44enne, e con protagonisti i due clan principali della mafia di Foggia, i Sinesi-Francavilla appunto e i Moretti-Pellegrino Lanza. Una vicenda per cui Francavilla, condannato in primo grado a otto anni e mezzo di reclusione, si è poi visto ridurre la pena a sei anni dalla Corte d'Appello di Bari.

Il fratello Emiliano è stato invece condannato in via definitiva, nello stesso procedimento, a cinque anni e mezzo. In passato Francavilla, figlio di Mario "il Nero", si è spesso dato alla latitanza, da latitante è stato arrestato il 27 novembre 2013 dai carabinieri ed è stato coinvolto in indagini su un ampio e ricco traffico internazionale di droga.

Insieme al fratello Emiliano e al suocero Roberto Sinesi, Antonello Francavilla è ritenuto al vertice del clan Sinesi-Francavilla, una delle tre batterie della "Società Foggiana", impegnata nel traffico di droga, nelle estorsioni, nelle contraffazioni e nella spendita di banconote false, e nelle rapine.

Il 22 gennaio 1998, mentre stava tornando a casa in macchina, è stato ucciso a fucilate, all'età di 45 anni, il padre Mario detto "Il Nero", titolare di un'impresa di pompe funebri, con precedenti per estorsione e mafia.

A eseguire l'omicidio furono  quattro killer. Il pentito Antonio Catalano, sette anni dopo, riferì che il delitto era stato compiuto per una spartizione squilibrata del bottino frutto del più grande furto mai realizzato a Foggia, nel quale sette uomini, penetrati attraverso i tombini nel caveau della Banca di Roma nel week-end del Ferragosto 1997, svaligiarono 570 cassette di sicurezza per un valore di circa 40 miliardi lire, tra soldi e preziosi.

 I rapinatori avrebbero lasciato ai boss di Foggia 600 milioni di lire in contanti, ma Mario Francavilla e il suo gruppo avrebbero ricevuto solo 100 milioni. Abbastanza per entrare in contrasto con il gruppo Trisciuoglio-Prencipe.

Il 6 settembre 2016, diciotto anni dopo, a subire un attentato fu il boss Roberto Sinesi. Era in auto insieme alla figlia Elisabetta, moglie di Antonello, e al figlio più piccolo di quest'ultimo, che all'epoca aveva 4 anni. Venne affiancato da un'altra macchina, da cui quattro uomini spararono numerosi colpi di pistola e di kalashnikov, ferendolo a una spalla e al torace. Sinesi rispose al fuoco e, secondo un pentito, tra i quattro killer c'era Giuseppe Albanese, ritenuto contiguo ai Moretti-Pellegrino-Lanza.

Il successivo 29 ottobre la risposta dei Sinesi. Nel bar H24 di via san Severo, due killer spararono contro tre persone, tra cui proprio Albanese, che però riuscì a scappare, mentre venne ucciso Roberto Tizzano e ferito Roberto Bruno, nipote di Vito Bruno Lanza. Una vicenda per cui è stato condannato in primo grado a 30 anni di reclusione Patrizio Villani, mentre sono stati accusati di essere i mandanti Francesco Sinesi, figlio del boss, e il cugino Cosimo Damiano Sinesi, condannati in appello a 20 anni di reclusione.

Secondo la Direzione investigativa antimafia, a Foggia "perdurerebbe lo stallo" tra le tre consorterie mafiose presenti in città, i Moretti-Pellegrino-Lanza, i Sinesi-Francavilla e i Trisciuoglio-Prencipe-Tolonese, "che risultano da tempo contrapposte, sia pure a fasi alterne, in una sanguinosa guerra di mafia per il conseguimento della leadership interna e il controllo degli affari illeciti ma, allo stesso tempo, unite nella condivisione degli interessi economico-criminali".

In particolare, i Sinesi-Francavilla, in guerra con i Pellegrino-Moretti-Lanza, sono ritenuti "tradizionalmente" collegati ai cosiddetti Montanari dell'area garganica, soprattutto al clan Li Bergolis, e ai Nardino di San Severo. Sono ritenuti attivi nelle estorsioni, nei traffici di stupefacenti, nell'usura, nel riciclaggio e nel gioco illegale.

Una faida quella in cui si trova immerso il boss Antonello Francavilla, ai domiciliari a Nettuno, che ieri ha travolto anche il figlio. Gli investigatori attendono che il 44enne sia in condizione di parlare, per cercare di recuperare altri elementi utili a identificare i sicari, ma non nutrono particolari speranze in tal senso. Il timore degli inquirenti è che possano essere più rapide le "indagini" dei Sinesi-Francavilla rispetto a quelle della magistratura, sanno che la loro è una lotta contro il tempo per cercare di evitare di raccogliere cadaveri lungo le strade.